Yi King Antiquissimus Sinarum Liber

Jean Baptiste Régis (1663-1738) è stato il primo traduttore in lingua occidentale del Libro dei Mutamenti. Dal suo “Yi-King Antiquissimus Sinarum Liber” è tratta questa introduzione.  (Traduzione dal latino di Eugenia Maurizi dall’opera originale conservata presso la Biblioteca Apostolica Vaticana)
 
«Se alle creazioni della Natura – sia fisiche che morali – applicassimo l’animo, riconosceremmo facilmente ciò che le completa, se non un duplice principio o un duplice contrario, almeno un connubio ed un calibrato temperamento. Così, come le tenebre spezzate dalla luce costituiscono il giorno, la luna irradiata dal sole mitiga la notte, la terra fecondata dal cielo produce i germogli, il freddo temperato dal calore dà la vita e il maschio e la femmina generano il feto, e il re con il ministro il comando e il principe con il popolo la repubblica e la forza con la moderazione il governo, così è per ogni cosa all’infinito. Se il primo di questi principi rivendica a sé le parti, a fin di bene, il secondo non può far altro che sottomettersi e – al contrario – se questo si unisce, solo allora deve essere mitigato, affinché la procreazione lo abbia nel suo ordine. I cinesi hanno dato un nome generico a tali principi: yīn (阴) e yáng (阳), così che di tali opposti, uno solo possa determinare un effetto, così come è designato dal nome. Perciò, Fuxi  creò una mappa (rappresentazione schematica) dei famosi principi, distinta da cerchi bianchi e neri che – si dice – si opponga allo stesso Fiume Giallo, tanto da aver preso il suo nome. Il doppio colore della luce e delle tenebre, infatti, rimanda facilmente ad essa, ma la differenza non è data dalle diverse colorazioni delle mappe: Fuxi frappose ai cerchi bianchi e neri due lineette, una continua e intera, che rappresenta il principio perfetto e la luce, l’altra discontinua e spezzata, che rappresenta il principio imperfetto e le tenebre. Così come è vero che dalla varia combinazione dei cerchi nascono varie combinazioni nella mappa, allo stesso modo da queste due lineette è facile dedurre le varie figure; in primo luogo, dobbiamo sapere che questi due elementi   ______     ___ ___ , che vengono chiamati due forme (两仪,– liàngyí) – se combinati insieme – daranno origine alle seguenti quattro figure (四象, sìxiàng):

______          ___ ___         ______       ___ ___
______          ______         ___ ___       ___ ___

Queste linee, di nuovo sviluppate, rappresenteranno spontaneamente quei famosi otto trigrammi (八卦, bāguà) dalla cui reciproca combinazione sarà facile compiere la progressione verso i sessantaquattro esagrammi – detti anch’essi guà (卦) – come è noto tra la gente. Fuxi, per caso, estese le mutazioni  naturali del mondo visibile alle evoluzioni di queste linee, che egli stesso trasmise al popolo, affinché le nuove genti avessero la strada aperta per rappresentarli con i caratteri; ma è possibile anche che fossero stati i trigrammi a portare importanza al testo di Fuxi e che le figure mute del testo stesso fossero durate nel tempo, fino a quando – molto più tardi – il re Wen non diede loro fiato, attribuendo loro i suoi significati. Per prima cosa, egli invertì l’ordine degli otto trigrammi – come si può vedere nella mappa – la quale era stata maneggiata talmente che avrebbe adombrato persino la sorte dei tempi. Quando il re Wen fu relegato nelle carceri, infatti, la sua opera non doveva godere di grande rispetto presso il pubblico, almeno così nota – tra gli altri – lo stesso Confucio. Il re Wen, poi, assegnò ad ogni trigramma una rappresentazione di natura fisica, affinché fossero spiegati i diversi fenomeni in modo lineare:

(乾 Qián) Principio maschile; composto solo da linee intere, rappresenta simbolicamente il Cielo (天 tián), indica qualità e virtù  certamente forti e solide.

(兑, Duì) Poiché appare con uno yin sopra due yang, annuncia letizia e apertura. Richiama simbolicamente il lago, la palude (沼泽 zhǎozé) che ricrea, quindi ha la proprietà di rigenerare e confortare.

(离, Lí ) Indica simbolicamente il fuoco (火 huǒ), il sole, il lampo; ha una proprietà di splendore e di adesione, infatti lo yin appare appeso tra due yang.

(震, Zhèn) Poiché lo yang si muove sotto due yin, indica simbolicamente il tuono (雷lèi) ed ha anche la virtù di muovere.

(巽, Xùn) Poiché lo yin soccombe sotto due yang, con la sua qualità indica il sottomettersi e l’insinuarsi; rappresenta simbolicamente il vento (风 fèng) che si insinua e il legno flessibile.

(坎Kǎn) Quando lo yang si dibatte tra due yin rappresenta simbolicamente le nubi, la pioggia, l’acqua (水 shuǐ), la luna ed esprime anche il limite e il pericolo.

(艮, Gèn) Poiché si vede uno yang sopra due yin sostiene e determina la sua rappresentazione di monte (山 shǎn) e, quindi, di virtù

(坤, Kūn) Avere tutte linee flessibili significa essere sottomessi. Simbolicamente rappresenta la terra (地 dì).

In terzo luogo, dalla rappresentazione (象, xiàng) dei trigrammi, accomunati da una qualità o virtù (德, dé), dedusse un nome per ogni esagramma (卦名, guàmíng); comunque, considerato il fatto che il duplice elemento risultava formato da un elemento intero, forte, attivo, dominante, maschio (yáng 阳) e da uno debole, inerte, sottomesso, femmina (yīn 阴), partendo dall’incontro e dalla reciproca relazione di questi, assegnò un significato – per così dire – concettuale a questi esagrammi, definendoli superficialmente tuàn (彖), da cui questi significati o guàcí  (卦辞) vengono chiamati solitamente  definizioni o tuàncí (彖辞).Con l’avvento del duca di Zhou – mentre il padre aveva un nome agli esagrammi complessivi –lui decise di farlo per ogni singola linea di esagramma che, perciò, venivano indicate col carattere yáo (爻). Inoltre, l’elemento forte, la cui sede era il numero dispari, solitamente veniva indicato da un numero di nove unità; così, un numero di sei unità esprimeva l’elemento debole, al quale corrispondeva un numero pari e nel quale aveva la propria sede: infatti, quando questi vengono rappresentati, ad un unico tratto deciso, corrisponde un numero impari; mentre, all’elemento debole – composto da due tratti – corrisponde u numero pari. Dunque, il trigramma dell’elemento che sta dopo, viene aggiunto alle tre linee spezzate, unendosi a sei a sei. Quindi, il senario viene detto debole, il novenario – invece – elemento forte.Dopo di che, aggiunse delle apposite frasi (爻辞) ai singoli esagrammi, senari e novenari, ascendendo gradualmente dal trigramma inferiore – detto trigramma interno (内卦, nèiguà) – a quello superiore o esterno (外卦, wàiguà). Tramite queste frasi li rappresentò con un’immagine che poteva esprimere un oracolo (占, zhàn).

Dopo sei secoli, arrivò Confucio che spiegò – nel suo Commentario – cosa si intendesse con la parola definizione (彖曰, tuànyuè), usata dal re Wen; per cui, ogni volta che sentiva parlare al riguardo, Confucio rispondeva: «La definizione indica un’immagine». Allo stesso modo, perciò, le spiegazioni di Confucio sono dette tuànfù (彖傅) o xiàngfù (象傅) o, anche, Commento alle definizioni e alle immagini.Grazie, quindi, alle immagini di Fuxi (卦), alle definizioni del re Wen (彖), ai simboli del duca di Zhou (爻) ed al Commentario di Confucio, il Libro appare composto da mutazioni, le quali inducono due elementi a comporre un esagramma; 易yí significa “ciò che cambia”, perciò 易经 yíjīng è detto Libro dei Mutamenti.

Ma perché è così importante il Libro dei Mutamenti? A pochi è dato saperlo: dalla qualità delle linee (intera o spezzata), dalla loro posizione (sopra o sotto), dalla loro scambievole relazione, dalla convenienza, o meno, che porta il loro incontro-scontro, dallo stesso corpo dei trigrammi (卦体, guàtǐ), dal simbolo o dall’immagine dei trigrammi (卦象, guàxiàng) e – ancora – dalla qualità o virtù dei trigrammi (卦德, guàdé) ed anche – qualche volta – dalla trasformazione di un esagramma in un altro (卦变, guàbiàn) viene estrapolata un’immagine, viene dedotta una definizione… Perciò, l’oracolo che ne consegue – poiché ha il potere di servirsi del destino per ottenere un avvertimento – può aiutare a risolvere un dubbio o a regolare una vita.

Così, Confucio è d’accordo con il Libro, e – per questo – nelle scuole viene tramandata la solita interpretazione. Dunque, questo non richiede nulla di sublime o misterioso, nulla di orribile o vile: qui, piuttosto, vedo un gioco sottile per ottenere istruzioni morali e politiche, dalla richiesta di abbondanza alla richiesta di cose facili e naturali da ottenere, cose che si incontrano ovunque nei classici cinesi. Se questo Libro verrà aperto e letto interamente con troppa facilità, esso assumerà il sommo potere di impossessarsi dei benefici della vita dell’uomo, della comunicazione arcana con gli Spiriti e della conoscenza degli eventi futuri; quindi, questo Libro deve essere visto come evocatore degli Spiriti, che si avvicina all’uomo ed alla vita con la luce e con lo spirito.

Inoltre, si può notare, specialmente nell’appendice di questo libro, che i tributi alla gloria di Confucio sono sicuramente esagerati, anche se fosse vero – come vuole l’opinione comune – che lui stesso sia l’autore dell’appendice del Libro.Credo di concordare con i punti sia estrinseci che intrinseci del Libro, certamente per quanto riguarda i significati e l’interpretazione degli oracoli e credo che il Libro dei Mutamenti stabilisca come scegliere e gestire il destino. Questa ragione è bastata da sola al mio proposito di scrivere.Non è nel mio proposito attribuire per certa quella gran parte del Libro che l’opinione comune vuole sia di Confucio: ciò sarebbe molto audace da parte mia e, presso i cinesi, addirittura inaudito. Eppure, l’interpretazione confuciana include quei due elementi, come sottolinea il testo cinese, necessari a spiegare il senso naturale delle cose, senza i quali molti luoghi verrebbero sprofondati nelle tenebre.In ultimo: ma non era naturale per gli uomini cercare di evocare gli Spiriti? I sapienti cinesi non discutevano proprio di documenti morali? E questo non è forse vicinissimo al genio degli autori del Mutatore, avendo tutti conosciuto – tra le altre cose – quanto era stato devoto al culto della sorte il duca di Zhou, figlio del re Wen? In tutti i modi, dunque, l’interpretazione deve conformarsi all’indole degli autori del Libro, siano essi cinesi o meno.

Certamente, per quanto mi riguarda, sarà sufficiente, ora, trattare il testo con religiosa fedeltà, almeno nelle parti più importanti, affinché siano presi in considerazione – prima di tutto – i due emblemi e l’appendice di Confucio, che rimane difficile da interpretare, sia dal punto di vista della traduzione che della critica.Per quanto riguarda, invece, quegli emblemi che appaiono più brevi e più semplici, sarà sufficiente richiedere aiuto al Libro per ciò che si vuole sapere; così, dunque, stabilisco apertamente quanto segue: se il giudizio del Libro è meno favorevole a te che a me, è perché quello che vuoi è quello che hai.»

 

 

 

 

 

 

 

 

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