Introduzione alla Fitoterapia Cinese

di Chiara Rebughini

L’uso dei farmaci inizia in Cina nel periodo degli albori della civiltà anche se, come è accaduto per l’agopuntura, la farmacologia è stata sistematizzata soltanto nel primo millennio a.C., durante il regno degli Stati Combattenti e della dinastia Han. Si tratta perciò di una tradizione antichissima che si è perpetuata intatta fino a noi.

La maggior parte delle ricette cinesi ha una storia di secoli e talvolta di millenni che, se da una parte è indice di una sperimentazione clinica di lunghissima data, dall’ altra ha permesso che le prescrizioni stesse siano state sottoposte nel corso del tempo a procedimenti di messa a punto e verifica, che le hanno modificate nella maniera ottimale per aumentarne l’efficacia e smorzarne i possibili effetti collaterali. Si tratta di una farmacologia ben diversa da quella occidentale, in cui la stragrande maggioranza dei rimedi è di origine recente e supera raramente i 40-50 anni di vita (l’acido acetilsalicilico che è il principio attivo della aspirina è uno dei farmaci più vecchi in commercio ed è stato sintetizzato 100 anni or sono). Altri due fattori determinano la differenza tra i nostri farmaci e quelli cinesi: il principio di terapia utilizzato per formulare la prescrizione e l’origine chimica o naturale dei rimedi. Per poter impostare una prescrizione occorre aver preventivamente stabilito la diagnosi di malattia. I quadri sindromici della medicina cinese non si sovrappongono a quelli occidentali. La logica conseguenza di questo fatto è che non è possibile fare diagnosi utilizzando i criteri occidentali ed impostare la terapia con i farmaci cinesi.

In cosa consiste questa differenza? La si può definire partendo da un antico concetto: quello della “cima” e della “radice”. La cima è il sintomo della malattia che spinge il paziente a consultare il medico, la radice è lo squilibrio generale che determina la comparsa del sintomo. La cima è la malattia che il paziente ci racconta, la radice è il paziente stesso, il malato. In questo senso la medicina cinese è prevalentemente costituzionale e solo raramente sintomatica, al contrario di quella occidentale che tende più frequentemente ad affrontare il sintomo, tralasciando talora l’aspetto diatesico e costituzionale della patologia. Se si vuole, ad esempio, trattare con la medicina cinese un paziente che presenta disturbi gastrici, lo scopo della terapia non può essere semplicemente quello di curare lo stomaco malato di un paziente che per il resto è sano, bensì quello di trattare lo squilibrio generale che si concentra, si localizza e si evidenzia a livello gastrico. Per ottenere questo scopo è necessario indagare profondamente, facendo riferimento ai principi generali dello yin e dello yang, dell’energia e del sangue.

La terapia cinese è prevalentemente costituzionale; il suo scopo non è soltanto curativo, ma, soprattutto ed eminentemente, preventivo. Curare le patologie costituzionali equivale a riequilibrare, a prevenire la malattia. L’aspetto preventivo della farmacoterapia cinese è un ulteriore fattore che la distingue da quella occidentale e, contemporaneamente, la rende ad essa complementare.L’ultima determinante differenza tra i farmaci cinesi e quelli occidentali consiste nella diversa analisi delle loro caratteristiche e modalità d’azione. In Occidente la farmacologia si fonda sullo studio biochimico, molecolare, farmaco dinamico e farma-cocinetico di ogni rimedio. Tremila anni or sono, quando fu compilato il Classico di Materia Medica dell’Imperatore Shen Nong, non esistevano le conoscenze biochimiche, fisiche e le indagini strumentali necessarie a garantire queste ricerche moderne. I farmaci furono comunque analizzati approfonditamente secondo dei criteri più naturali, che partono dalla verifica degli effetti energetici che ogni sostanza induce nel nostro organismo. Alla base di tali criteri ci sono alcune proprietà tipiche di ogni farmaco: il sapore, la natura, il tropismo etc.

Va detto comunque che questa ricerca clinico-sperimentale sui farmaci cinesi è sempre più diffusamente realizzata sia in Cina come al di fuori dei suoi confini: ormai la biochimica dei farmaci cinesi è ampiamente conosciuta come anche lo studio sugli effetti terapeutici e collaterali. I rimedi cinesi provengono tutti dalla natura. Prevalentemente vegetali e solo in piccola quota di origine minerale ed animale, i farmaci cinesi conservano queste loro caratteristiche naturali anche nella modalità con cui vengono preparati e somministrati. L’antico decotto rappresenta anche oggi una efficace ed utilizzata forma di assunzione dei farmaci perché ne esalta la solubilità, l’assimilabilità, la digeribilità e l’efficacia. Esistono tuttavia molte altre presentazioni tradizionali o modernissime dei rimedi: estratti secchi, pillole, tavolette, estratti alcolici, tinture e pomate. Anche in queste ultime, tuttavia, i farmaci non vengono manipolati chimicamente, ma con metodi naturali. È questa un’ulteriore differenza tra la farmacologia cinese e quella occidentale che, soprattutto negli ultimi decenni, si avvale quasi esclusivamente di prodotti di sintesi.

L’utilizzo della pianta intera e non soltanto di alcuni suoi componenti favorisce quell’effetto da ‘fitocomplesso’ che, se ne complica lo studio e la ricerca, tuttavia garantisce spesso un aumento dell’azione terapeutica.Si ricorda inoltre che, di norma, una ricetta cinese contiene dai 5 ai 10 componenti, solo raramente si scende al di sotto di questo numero. L’uso di più sostanze è utile per trattare i vari aspetti della malattia, per potenziare gli effetti di molti farmaci, sfruttando il loro sinergismo d’azione, per eliminare o smorzare al massimo gli effetti collaterali e tossici e per promuovere l’assimilazione e la digestione del preparato.

La medicina cinese utilizza tradizionalmente un enorme numero di differenti rimedi che posseggono una caratteristica comune: l’origine naturale. Attualmente si classificano migliaia di differenti sostanze ad azione farmacologica; circa 400 sono quelle di uso più comune. Occorre ricordare che l’enorme estensione del territorio cinese e le grandi distanze tra le varie regioni hanno favorito la nascita di differenti Scuole che, pur fondandosi sugli stessi principi di base, hanno sviluppato nel corso dei millenni una loro originale ed individuale tradizione, fondata anche sull’uso di prodotti locali. La stragrande maggioranza dei rimedi origina dal territorio cinese; tuttavia, alcune sostanze sono, come in passato, importate da regioni spesso distanti: è il caso della mirra (Commiphora Mirrha), originaria del Medio Oriente, del muschio (Moschus Moschipherus), prodotto nelle regioni dell’Asia centrale o di altre piante che venivano importate dall’India e, successivamente, dall’Africa.Un altro esempio interessante è quello del ginseng, l’imperatore dei tonici che, soprattutto nel secolo scorso, fu importato in grandi quantità dal Nord America dove veniva raccolto dai cacciatori di pelliccie nelle foreste degli Stati Uniti e del Canada. I primi contatti con la medicina occidentale favorirono la diffusione di rimedi utilizzati in Europa: ciò accadde per il chinino, usato diffusamente per il trattamento della malaria.

Stranamente per noi occidentali, la medicina cinese ha tradizionalmente collegato tra loro due fondamentali discipline mediche: la dietetica e la farmacologia.La classificazione degli alimenti segue le stesse regole utilizzate per i farmaci e molte sostanze usate comunemente in cucina sono, contemporaneamente, inserite in prescrizioni sperimentate da millenni.Quest’affinità tra scienza dell’alimentazione e terapia farmacologica è sfruttata sia in ambito preventivo che per la cura delle malattie. Le zuppe medicinali rappresentano il trait d’union tra dieta e farmacologia: si tratta di piatti “medicati” che vengono inseriti nella normale alimentazione quotidiana. Essi forniscono un supporto alla terapia farmacologica effettuata su prescrizione medica e da soli sono in grado di affrontare le patologie minori.La loro diffusione evidenzia un altro importante aspetto della realtà cinese: la presenza di una diffusa “cultura della salute” di natura pratica e popolare che sfrutta le tecniche delle terapie “minori”: non solo la dietetica, ma anche il massaggio e le ginnastiche mediche sono coltivati e diffusi a livello popolare.

(continua)

Puoi leggere la versione integrale della tesi di Diploma di Chiara Rebughini registrandoti all’Aula virtuale di Villa Giada: http://forum.chinalink.it/moodle

Dang Sheng

2 commenti su “Introduzione alla Fitoterapia Cinese”

  1. Buon giorno,
    ho cercato nell’aula virtuale la continuazione della tesina di Chiara Rebughini senza però trovarla. Mi fornireste informazioni piu’ precise ?
    Grazie

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