di Julia Bernis
“L’osservatore è sempre al centro delle cose” (Giordano Bruno)
Nei giorni dedicati alla settimana della salute (1), pensando a Gianfranco Ucci, mi torna in mente la famosa frase del manifesto tecnico della pittura futurista: “Noi porremo lo spettatore nel centro del quadro”. Guardare i frammenti quantici di Ucci e nello stesso tempo lasciarsi disorientare dalla potenza dell’immagine, fa si che il riguardante sia dentro, in questo caso letteralmente all’interno dell’opera, e nudo. Spogliato completamente dei pregiudizi che gli derivano dalla cultura occidentale e dal principio di causalità su cui si basa la nostra scienza. Quando Ucci si immerge nella realtà dell’ I Ching decide di fare un viaggio trans-culturale, di attraversare un ponte, per intraprendere un percorso trans-personale senza preoccuparsi delle interferenze che questo potrebbe produrre. Come sottolinea Jung nella sua prefazione all’Opera dell’I Ching: “Mentre la mentalità occidentale pone ogni cura nel vagliare, pesare, scegliere, classificare, isolare, l’immagine che il cinese si fa del momento racchiude ogni cosa fino al più minuto e assurdo particolare perché l’istante osservato è il totale di tutti gli ingredienti.”
In questa idea si ritrova tutta l’aspirazione attuale nell’imparare a costruire una visione olistica dell’individuo, che apra le porte alla possibilità di vederlo descritto fuori dai rigidi schemi odierni e che tenga conto e lasci spazio a ciò che si colloca nel mondo invisibile e che spesso a nostra insaputa è custodito nelle profondità del Se e condiziona spontaneamente il nostro vivere e il nostro sentire. E allora quello che improvvisamente appare nelle nostre vite smette di essere un “nostro malgrado” e si trasforma in casualità da esplorare e da comprendere, diventando possibilità. Continua Jung: ”l’inventore dei Ching chiunque sia stato, era convinto che l’esagramma elaborato in dato momento coincideva con questo momento anche nella qualità, e non soltanto nel tempo. Per lui l’esagramma era l’esponente del momento in cui si realizzava (…) in quanto concepito come un indicatore della sua situazione essenziale prevalente al momento della sua origine”; è in questo momento che l’Artista prende per mano il visitatore e lo accompagna nel Metaverso dei frammenti quantici fornendogli come bussola il generatore di esagrammi. Una volta entrato, l’opera inizierà a spezzarsi e ricongiungersi nello sguardo del visitatore, e attiverà molteplici percorsi interpretativi attraverso l’esplorazione delle profondità simboliche create dall’artista. L’opera di Gianfranco Ucci è la trasposizione essenziale della visione di Anaïs Nin, che ci ricorda che “We don’t see things as they are, but we see things as we are”, regalando l’opportunità di intraprendere un viaggio all’interno di se stessi accompagnato dalla proiezione di una galleria di opere per guidare il visitatore nella visualizzazione e nella meditazione, dando inizio al processo di ricezione di input diretti al nostro se profondo e al nostro corpo, e permettere ad ognuno di noi di compiere un passo in avanti nella comprensione fisica di quei codici che sfuggono alla mente e innescare il processo di guarigione e tras-forma-azione.
(1)
La Settimana della Salute si è svolta a Roma presso il Centro Culturale Roma 9 di Cina in Italia dal 13 al 20 giugno 2019
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